In una Roma inedita e misteriosa, sospesa tra il presente e l’eternità, si muovono i protagonisti di questo romanzo d’amore e di iniziazione. Dentro di essa, tra le sue strade e i suoi segreti, si incrociano non soltanto le storie di ragazzi come tanti, ma anche – come in una sorta di “Cielo sopra Berlino” di questo inizio secolo – le storie di fantasmi che continuano a vivere tra i vivi e interagiscono con loro provando a influenzarne decisioni e destino. Un passaggio segreto e misterioso eppure vicino a ognuno di noi, un giardino elettrico, rimescola i piani dell’al di là e dell’al di qua. Un esordio narrativo audace, che mescola avventura e lirismo, amore e sogno, passioni e un erotismo soffuso e avvolgente, al cui centro campeggia l’idea che la realtà visibile nasconde sempre un’altra realtà e che in circostanze particolari queste due dimensioni si tocchino oltrepassando il corso del tempo e del destino.

 

“Un’antologia di Spoon River nell’era di internet che somiglia all’intreccio dei vicoli di Roma… un sogno, un’illusione letteraria alla Antonioni”

Alessandra Rota, “Repubblica”

“Un romanzo d’esordio spirituale e iniziatico in controtendenza rispetto al realismo dominante della nuova narrativa italiana. I giovani protagonisti si amano, si lasciano, si perdono e ritrovano, incerti e frastornati, impegnati nella ricerca inconsapevole di una dimensione che si cela oltre la realtà ma è in continuo contatto con essa”.

Benedetta Marietti, “D di Repubblica”

“In alto gli angeli arrotolano il cielo e lo portano via”. E’ qui  forse che si racchiude tutto il senso di questo straordinario romanzo, fatto di un tessuto impalpabile e onirico”.

Alex Pietrogiacomi, “Lankelot.eu”

“Un romanzo spirituale, visionario e filosofico, a metà strada tra il fantastico e l’onirico. Su tutta la storia domina una Roma misteriosa, inedita, che sembra accogliere tutti gli spiriti del mondo”

Dina D’Isa “Il Tempo”

“Il Giardino elettrico, esordio di Simone Caltabellota, è un romanzo d’amore e di iniziazione ambientato in una Roma abitata dai fantasmi”

Sandro Sarti, “La Gazzetta del Sud”

“Uno degli esordi narrativi più attesi dell’anno. Caltabellota riesce a far accadere – miracolo della letteratura – quel che tanti sognano; ossia, riesce a rappresentare la vita e l’eternità dell’anima, e la poesia dell’umanità che non conosce morte… Il giardino elettrico è un romanzo profondamente e assolutamente spirituale, a metà strada tra il fantastico e l’onirico. Se escludiamo Parise e – forzando un po’ la mano – il Calvino di Palomar, il territorio difficile, spettrale e spaccacuore scelto da Simone Caltabellota non ha precedenti, nella narrativa italiana del Novecento”

Gianfranco Franchi, “Il Secolo d’Italia”

“Visionario, dark, romantico, struggente. Il primo romanzo di Simone Caltabellota rende onore a quella Roma sotterranea e invisibile che si riesce a palpare in certi attimi di pioggia nel traffico…”

Anna Mazzone, “Il Riformista”

“Romanzo onirico e poetico, nel quale le esistenze di giovani uomini e giovani donne si srotolano tra amore e sofferenza, incontri e distacchi, per le vie e le piazze di Roma: i lungoteveri, il Gianicolo, piazza Mazzini, piazza Vittorio, Trastevere… La città ha un ruolo importante nella narrazione, perché sembra avere il potere di sospingere queste giovani vite in un verso o nell’altro, verso l’una o verso l’altra. Centrale nel racconto è piazza Venezia, al quale l’autore conferisce un’aura magica:«E’ il luogo dove chi non è più vivo si unisce a chi lo è. Dove i destini dei morti si confondono con quelli dei vivi». Perché, dice Caltabellota, «sono dovunque le anime a Roma. Come i vivi vagano tutto il giorno. Come i vivi, non sanno più chi sono»”.

Oliviero La Stella, “Il Messaggero”

“Caltabellota disegna la mappa di una città segreta, sottilmente diversa da quella a noi familiare, come per effetto di una diffrazione: uno “scenario di film dismesso dopo la fine delle riprese”, attraversato da uccelli che sembrano reminiscenze degli psicopompi di King e Hitchcock”.

Errico Passaro, “Area”